Storia e origini dei videogiochi per browser

Qual è la storia dei videogiochi per browser? Quali sono i giochi più noti in questo settore? Scopri di più su questo accessibile universo videoludico con questo articolo!

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Mr. Red Drakar

9/2/20253 min read

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Negli anni ’90, con la diffusione di Internet domestico, i browser divennero la porta d’accesso a un nuovo spazio sociale e ludico. Per "primi giochi da browser” ci si riferisce a quei giochi rudimentali testuali, statici, spesso costruiti in HTML puro con un po’ di JavaScript. Più vicini a libri-gioco digitali che a veri videogiochi: avventure testuali dove si cliccava su un link per scegliere un’azione.

Un esempio celebre fu Legend of the Red Dragon, un MUD (Multi-User Dungeon) nato nel 1989 come gioco su BBS e poi migrato su web. L’idea di condividere uno stesso spazio virtuale con sconosciuti aprì la strada al concetto di comunità online interattiva.

La vera rivoluzione arrivò però con Adobe Flash. A cavallo tra fine anni ’90 e primi 2000, Flash permise di integrare grafica animata, audio e interattività dentro il browser, dando vita a portali come Newgrounds, Miniclip, Kongregate: autentiche fucine di creatività indipendente. Ragazzi e sviluppatori alle prime armi caricavano giochi gratuiti, a volte ingenui, altre volte sorprendentemente sofisticati.

Giochi come Line Rider, Fancy Pants Adventure o Alien Hominid (quest’ultimo divenuto poi un titolo per console ed altre piattaforme) dimostravano come una manciata di sprite animati potesse conquistare milioni di giocatori. Flash fu anche la culla dei “tower defense”, dei clicker games e di innumerevoli variazioni su puzzle e arcade.

Per molti, fu un’educazione videoludica parallela: mentre le console producevano blockbuster in 3D, nel browser sbocciava una scena indie libera, caotica e sperimentale.

Parallelamente, altri browser game puntavano meno sulla velocità e più sulla persistenza. Nacquero così i gestionali e i giochi strategici online.
Titoli come OGame (2002), dove si gestiva un impero spaziale, o Travian (2004), basato su tribù e villaggi, crearono interi ecosistemi sociali. I giocatori non si collegavano per partite di pochi minuti, ma restavano coinvolti per settimane o mesi, stringendo alleanze e combattendo guerre digitali in tempo reale. (CONTINUARE A RITOCCARE)

LE ORIGINI E L'EVOLUZIONE

DECLINO E LASCITO CULTURALE

Con l’avvento degli smartphone e, soprattutto, con la fine del supporto ufficiale a Flash (2020), gran parte di quella produzione si è dissolta. Molti giochi sono andati persi, “fossili digitali” rimasti in vecchi archivi non più accessibili.

Ma non tutto è scomparso: grazie a progetti come Flashpoint, un archivio comunitario che conserva migliaia di giochi Flash, oggi possiamo ancora esplorare quel patrimonio.
Nel frattempo, HTML5 e WebGL hanno raccolto il testimone. Tecnologie più moderne, sicure e integrate nel browser hanno permesso la nascita di esperienze complesse, persino 3D. Slither.io, Krunker, o titoli multiplayer più ambiziosi dimostrano che il browser non è morto, ma ha cambiato pelle.

Per una generazione, i giochi da browser furono il primo contatto con la creatività digitale: esperienze gratuite, accessibili da qualsiasi PC scolastico o cybercafé, capaci di riunire amici davanti a uno schermo con la sola forza di un link.
Se oggi parliamo di indie game, di sviluppo accessibile e distribuzione globale, è anche perché Flash e i browser game hanno preparato quel terreno.

Oggi restano, forse, meno centrali, ma la loro eredità è palpabile: la cultura dei giochi veloci, gratuiti, condivisibili, l’idea che non serva una console per divertirsi, e soprattutto la dimostrazione che il videogioco può nascere anche in una cameretta, con strumenti minimi e tanta immaginazione.

TITOLI CHE RAPPRESENTANO LA STORIA DEI BROWSER GAMES

Per dare un’idea più concreta di quanto sia stato vario e fertile questo universo, ecco alcuni giochi che hanno segnato l’immaginario collettivo:

  • AdventureQuest (2002) – RPG fantasy in Flash, aggiornato ogni settimana con nuove quest, diventato un fenomeno globale.

  • Neopets (1999) – più che un gioco, un intero mondo virtuale dove allevare creature, esplorare mappe e partecipare a minigiochi: un precursore dei social game.

  • Runescape (2001) – MMORPG accessibile da browser, tra i primi a garantire un mondo persistente in 3D a milioni di giocatori.

  • Club Penguin (2005) – piattaforma sociale per bambini e ragazzi, acquistata poi da Disney, che anticipava in piccolo l’idea del “metaverso”.

  • Line Rider (2006) – semplice ma geniale: disegnavi linee su cui un omino in slitta compiva acrobazie folli.

  • Bloons Tower Defense (2007) – la saga “tower defense” più famosa, ancora oggi attiva con versioni moderne.

  • QWOP (2008) – diventato un meme mondiale: si controllavano, goffamente, le gambe di un corridore.

  • Slender: The Eight Pages (2012, giocabile via Unity Web Player) – survival horror che inaugurò una nuova ondata di giochi horror indie.

  • Slither.io (2016) – dimostrazione che anche in epoca smartphone il browser poteva ospitare fenomeni virali globali.

Questi titoli raccontano quanto il browser sia stato, per anni, una piattaforma ibrida: un luogo dove si incontravano esperimenti indie, MMO, minigiochi scolastici e veri e propri fenomeni di massa.

a desk with a keyboard and a monitor
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