ODINO E IL SACRIFICIO DELL'OCCHIO
Scopri in questa pagina la storia di Odino, personaggio mitologico del folklore nordico, e del sacrificio del suo occhio nella ricerca della conoscenza assoluta.
STORIE E RACCONTI
Mr. Red Drakar
10/30/20252 min read

Odino, il Padre di Tutti, cercava ciò che nessun mortale avrebbe mai osato desiderare: la conoscenza assoluta.
Aveva conquistato terre, forgiato destini, e governato Asgard con saggezza e furia. Ma i suoi occhi, chiari come il ghiaccio delle montagne, erano inquieti. Giunta voce del Pozzo di Mimir, nascosto tra le radici di Yggdrasill, dove scorreva l’acqua della saggezza antica Sentì crescere dentro di sé una fame insaziabile nemmeno con la battaglia più grande.
Per giorni e notti camminò, attraversando i mondi, finché raggiunse il pozzo. Lì lo attendeva Mímir, il guardiano della conoscenza. Un essere enigmatico, la cui testa mozzata — ancora viva grazie alla magia di Odino — parlava parole di enigmi e profezie.
«So cosa cerchi, Padre di Tutti,» disse la voce che usciva dalle labbra pallide di Mímir, «ma ogni conoscenza ha un prezzo. Il sapere che giace in queste acque non può essere ottenuto senza sacrificio.»
Odino rimase immobile, il mantello nero che si agitava al vento come un presagio.
«Qual è il prezzo?» domandò.
Mímir tacque per un lungo momento, poi rispose con voce grave:
«Un occhio. Il tuo occhio destro, simbolo di ciò che vedi e credi di sapere. Solo rinunciando alla vista di un mondo, potrai comprendere tutti gli altri.»
Il silenzio cadde tra loro. Gli alberi sussurravano in lingue dimenticate, e il pozzo sembrava ribollire di luce e ombra. Odino sapeva che quella era la via. Nessun sacrificio era troppo grande per la verità.
Si inginocchiò davanti al pozzo. Prese il coltello cerimoniale dalla cintura, e senza esitazione lo affondò sotto la palpebra. Il sangue sgorgò, rosso come il tramonto sopra Asgard, e si mescolò alle acque del pozzo. Un urlo si perse nel vento, un suono che attraversò i Nove Regni come un tuono lontano.
L’occhio cadde tra le acque. Per un istante, il pozzo brillò d’una luce dorata e oscura al tempo stesso. Mímir sorrise.
Odino immerse le mani nel pozzo e portò alle labbra il liquido sacro. L’acqua era amara, eppure portava dentro di sé il peso dell’eternità. Quando la bevve, la sua mente fu invasa da visioni: vide la nascita e la fine degli dèi, la caduta di Asgard, il gelo e il fuoco che avrebbero divorato il mondo. Vide la trama dei destini intrecciarsi come fili luminosi, vide i volti degli uomini e delle creature ancora non nate.
Quando riaprì l’unico occhio rimasto, divenne il veggente, colui che conosce il destino e lo teme.
Da quel giorno, Odino indossò un cappuccio e un ampio mantello per celare la ferita. La sua figura divenne più solitaria, più cupa, ma anche più potente. Gli altri dèi lo guardavano con rispetto e timore, sapendo che egli aveva pagato un prezzo che nessuno avrebbe mai osato eguagliare.
Sotto le radici di Yggdrasill, l’occhio di Odino brilla ancora nelle profondità del pozzo di Mímir — come una stella sommersa, che osserva silenziosa il fluire del tempo.
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