La prigione nel deserto
"La prigione nel deserto" è una creepypasta, un racconto breve horror sui misteri ed eventi paranormali che accadono oltre le mura del penitenziario. Leggi la storia completa in questo articolo!
STORIE E RACCONTICREEPYPASTA
8/28/20253 min read


Nel cuore di un deserto senza nome, vi è in attività una prigione abbandonata, un blocco di cemento, una costruzione che cade a pezzi segnata dal tempo e dagli eventi, con mura basse e cancelli arrugginiti; un posto formato da quattro mura oltre le quali inizierebbe un mondo temuto da tutti in quel penitenziario, divenuto nel tempo il luogo più sicuro in quell'area ostile del mondo.
Molte storie e leggende circolano tra detenuti e i pochi a conoscenza dell'attività della prigione, teorie e leggende secondo le quali negli anni, diversi uomini abbiano tentato la fuga, approfittando delle torrette di guardia ormai sfondate, del filo spinato ridotto a brandelli, delle porte sgangherate, senza fare mai ritorno. Fu il tempo a rivelare la bugia sulla libertà della prigione, considerata quasi una "casa", un castigo dettato proprio dal non cercare di rincorrere la stessa libertà.
Alcune voci parlano di bestie, animali senza forma precisa, ombre che camminano sulle dune, occhi che brillano a pochi centimetri dal suolo e che restano immobili a fissarti finché non osi abbassare lo sguardo. Altri raccontano di luci sotto la sabbia, vene luminose che pulsano come se il terreno fosse vivo, come se ogni passo fosse calpestare un gigantesco corpo addormentato pronto a risvegliarsi. Un ex detenuto, sopravvissuto per puro caso, confessò anni dopo in un ospizio di El Paso che aveva seguito un compagno oltre le mura, e dopo poche ore di cammino quest’ultimo aveva cominciato a udire parole sussurrate dal vento, frasi che non appartenevano a nessuna lingua conosciuta ma che si insinuavano nella testa, scavavano dentro, fino a costringerlo a strapparsi le orecchie con le unghie pur di non ascoltare. Fu inghiottito da una tempesta di sabbia che non colpì mai chi lo stava guardando, come se fosse venuta a prenderlo e basta. Lui tornò indietro, giurando che non sarebbe mai più uscito. Passarono altri quindici anni, senza mai tentare nuovamente.
Alcuni teorizzano che la prigione sia sorta sopra un vecchio sito di test nucleari, e che le radiazioni abbiano risvegliato qualcosa che dormiva nel sottosuolo; altri dicono che sia un cimitero antico, che i primi popoli del deserto vi abbiano sepolto guerrieri e sciamani, e che le loro anime non permettano a nessuno di camminare sulle loro ossa. I più ossessionati parlano di una finestra, un confine tra il nostro mondo e un altro, e che le dune non siano sabbia, ma membrane sottili, pelle tesa sopra qualcosa che pulsa e respira. Ogni tanto qualche curioso, un cacciatore di leggende o un esploratore urbano, parte con la videocamera, deciso a mostrare al mondo le rovine di questa prigione fantasma, ma se tornano — e non tutti lo fanno — portano solo riprese sfocate da lontano, muri sbriciolati, cancelli accartocciati, mai un passo oltre. Si racconta di suoni strani che il microfono non registra: passi multipli, urla di bambini nelle tempeste, risa strozzate nella notte. Nessuna prova solida, ma abbastanza per alimentare la leggenda.
Dentro, i detenuti che ancora oggi — si dice — abitano quelle celle senza sbarre, vivono come in una tregua innaturale: sanno che nessuno li controllerà, che le porte sono aperte, ma restano. Perché al di là delle mura non c’è redenzione né fuga, solo l’ignoto che strappa via uomini e li riduce a niente. “Meglio vivere da prigioniero,” mormorano i più anziani, “che morire come pasto delle ombre.”
E così la prigione, invece di essere un carcere, divenne rifugio, unico baluardo contro un deserto che non è deserto, contro un vuoto che non è vuoto. Alcuni pensano che la leggenda sia solo un racconto nato dalla paura, una bugia collettiva per spiegare sparizioni e fallimenti. Ma la storia resiste da più di cinquant’anni, passa di bocca in bocca, dai forum dimenticati degli anni Novanta fino ai video più oscuri caricati di notte su internet.
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