La console maledetta: il videogioco che cambia la realtà del giocatore

Creepypasta a tema videogiochi su una console maledetta capace di influenzare la vita del videogiocatore. Scopri la storia completa in questo articolo!

STORIE E RACCONTISTORIE E RACCONTI DI VIDEOGIOCHI

Mr. Red Drakar

9/1/20254 min read

Marco aveva 23 anni, era un appassionato di videogiochi da quando ne aveva memoria. Collezionava vecchie console: dal Sega Mega Drive al Nintendo 64, fino alle versioni più rare della PlayStation. Passava ore nei mercatini dell’usato, nei forum di retro-gaming, nelle aste online in cerca del “pezzo introvabile”.

Un giorno trovò un annuncio su un sito di compravendita. Poche righe, scritte in modo approssimativo:

“Console rara. Prototipo. Non in commercio. Funziona. 50 euro.”

Piuttosto sospetta come descrizione oggetto, inoltre le foto erano sfocate: si vedeva una macchina nera, senza logo, con una forma che ricordava una fusione tra PlayStation 2 e un vecchio VCR. C’erano due controller, simili al DualShock ma più squadrati. Sul frontale, niente scritte: solo un piccolo simbolo inciso, una spirale.

Nonostante diversi segnali intimavano Marco di non effettuare l'acquisto, la curiosità e la voglia di rincorrere la propria passione ebbero la meglio: un'occasione troppo intrigante per lasciarsela scappare. Così dopo qualche sitazione effettuò l'ordine, convinto di aver trovato una reliquia sperimentale.

Quando arrivò il pacco, la console era pesante, più del normale. Non aveva porte HDMI, solo un vecchio cavo composito giallo-rosso-bianco. Con un adattatore riuscì a collegarla alla TV.

Appena accesa, lo schermo rimase nero per qualche secondo. Poi, un suono metallico, profondo, quasi un ronzio. Nessun menù. Solo una schermata iniziale con scritto:

“Premi START.”

Non c’era alcuna cartuccia né disco inserito. Eppure, la console sembrava già avere un gioco al suo interno.

UN BUON AFFARE...

IL GIOCO

Il titolo si chiamava Spiral. All’inizio sembrava un’avventura semplice, con un personaggio stilizzato che esplorava stanze in 3D minimaliste. Ogni stanza aveva porte, specchi e rumori lontani. Il gameplay non era troppo difficile, schemi tecnici abbastanza basilari, tutto normale.

Ma dopo pochi minuti, Marco si rese conto che c’era qualcosa di strano. Alcune stanze del gioco assomigliavano in modo inquietante a quelle di casa sua: il soggiorno, la cucina, persino la sua camera con la scrivania e la TV.

Il dettaglio che lo paralizzò fu vedere, dentro una delle stanze virtuali, la stessa console che stava usando.

GLI EFFETTI E LA VICENDA

Col passare dei giorni, Marco giocava sempre più a lungo. Più andava avanti, più il gioco cambiava. Le scritte sui muri digitali iniziavano a riportare frasi personali: il suo nome, date importanti, ricordi che nessuno avrebbe dovuto conoscere.

Una volta, aprendo una porta virtuale, trovò una scena inquietante: se stesso, seduto davanti alla TV, mentre giocava. Il personaggio nel gioco lo guardava direttamente, come se fosse consapevole.

Fu allora che iniziò a notare i primi fenomeni nella vita reale. Oggetti spostati, porte socchiuse, suoni provenienti dalla cucina mentre era solo in casa. Una notte, mentre giocava, il controller vibrò senza motivo e il vetro della finestra accanto a lui si incrinò.

La vera svolta arrivò al livello chiamato “La Scelta”. Sullo schermo comparvero due porte: una rossa e una nera. Sopra, una scritta lampeggiante:

“Apri quella che hai visto nei tuoi sogni.”

Marco non aveva mai raccontato a nessuno che, negli ultimi giorni, faceva sempre lo stesso sogno: camminava lungo un corridoio infinito con due porte alla fine, una rossa e una nera.

Senza pensarci, nel gioco aprì la porta rossa. In quel momento, le luci di casa si spensero. Lo schermo rimase acceso e mostrò una nuova scritta:

“Ora non puoi più spegnermi.”

E aveva ragione: il pulsante della console non rispondeva. Neppure staccando la spina lo schermo si spegneva.

Da quella notte, la linea tra gioco e vita reale iniziò a confondersi. Marco trovava simboli a spirale disegnati con la condensa sugli specchi, notifiche misteriose sul telefono, persino riflessi nello schermo della TV anche quando la console era scollegata.

Gli amici notarono il suo peggioramento: occhiaie profonde, isolamento, paranoia. A volte parlava come se fosse ancora dentro al gioco. Una volta disse:

— “Non posso uscire. Ho lasciato la porta sbagliata aperta.”

Un mese dopo l’acquisto, Marco non si presentò a un appuntamento con gli amici. Non rispondeva al telefono. Quando andarono a casa sua, trovarono la porta aperta.

Dentro, il salotto era in ordine, ma la TV accesa mostrava ancora il gioco. Sullo schermo, il personaggio era fermo davanti a uno specchio. Solo che il riflesso non era quello del personaggio, ma di Marco stesso, pallido, con la stessa felpa che aveva indossato l’ultima volta che l’avevano visto.

La console era ancora accesa. Ma Marco non fu mai trovato.

LA LEGGENDA DELLA CONSOLE

Dopo la sua scomparsa, l’oggetto passò di mano in mano tra collezionisti. Ogni volta che qualcuno cercava di rivenderla, l’annuncio online spariva misteriosamente. Alcuni raccontano di aver ricevuto email anonime con un’unica parola: “Spiral.”

Su forum di retrogaming circolano voci contrastanti: chi sostiene che sia un esperimento segreto di una software house degli anni ’90, chi parla di un ARG (Alternate Reality Game) estremo, chi invece la considera una maledizione digitale.

Ma c’è un dettaglio che accomuna tutte le testimonianze: nessuno è mai riuscito a spegnere la console una volta iniziato Spiral.

Oggi, se cerchi attentamente, puoi ancora trovare tracce di questo mito online. Screenshot sgranati, video con audio distorto, racconti di utenti che giurano di averla vista in un mercatino.

E forse è questo l’aspetto più inquietante: il gioco ti guarda. Ti conosce. Ti sceglie.
E se per caso, un giorno, dovessi imbatterti in una console nera senza logo, con una spirale incisa sul frontale...beh, pensaci due volte prima di accenderla.