Il primo bug nella storia dei videogiochi
Quando è nato il concetto di "bug" nel mondo dei videogiochi? Qual è stato il primo e come ha cambiato la storia videoludica? Scopri di più in questo articolo!
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Mr. Red Drakar
11/8/20252 min read
Era il 1972, e un gruppo di ricercatori del Massachusetts Institute of Technology stava lavorando su un gioco destinato a diventare leggenda: Spacewar!, uno dei primi titoli interattivi mai realizzati. Sullo schermo gigante del computer PDP-1, due astronavi si inseguivano tra stelle e pianeti, sparando proiettili luminosi e cercando di evitare la gravità di una stella centrale.
Ma mentre il gioco affascinava tutti, accadde qualcosa di inaspettato. Una navicella, durante una partita, cominciò a scomparire attraverso lo schermo, attraversando pareti invisibili e moltiplicando proiettili senza alcun controllo. I programmatori inizialmente pensarono a un errore di calcolo, a un malfunzionamento del computer o a un guasto nei circuiti.
Quello che avevano davanti, però, era qualcosa di nuovo e unico: un bug.
Il termine, allora, non era ancora d’uso comune, ma quella anomalia rappresentava il primo esempio documentato di un errore di programmazione in un videogioco.
I ricercatori scoprirono presto la causa: una piccola farfalla meccanica — letteralmente un insetto rimasto intrappolato tra i relè del computer — aveva provocato cortocircuiti e comportamenti imprevisti nel codice. Con grande ironia, registrarono l’insetto su un diario tecnico, fissandolo con il nastro adesivo accanto alla descrizione del problema: da quel momento, gli ingegneri cominciarono a usare il termine “debugging” per indicare la pratica di rimuovere errori dai programmi.
Più che solo un errore tecnico, il bug diventò una curiosità affascinante, quasi un piccolo segreto del gioco. I programmatori si accorsero che, in alcune circostanze, la navicella fantasma permetteva mosse impossibili, creando momenti di caos e divertimento imprevisto. I giocatori che osservavano quelle anomalie restavano incantati, senza capire se fosse un trucco nascosto o un difetto strano e misterioso.
Da quel primo incidente nacque una tradizione: i bug, anche quando non voluti, sarebbero diventati parte integrante dei videogiochi, alcune volte addirittura cercati e sfruttati dai giocatori più esperti. Bug che consentivano scorciatoie, salti impossibili, o semplicemente un effetto comico che rendeva il gioco memorabile.
Così, il piccolo insetto intrappolato tra i circuiti di un gigantesco computer segnò l’inizio di un fenomeno che avrebbe accompagnato l’intera storia dei videogiochi.
Il bug non era solo un errore: era un momento magico, il ricordo che dietro ogni linea di codice c’è sempre qualcosa di imprevedibile, qualcosa che sfugge al controllo umano e trasforma l’ordinario in straordinario.
E ogni volta che un giocatore incontra un glitch, un comportamento strano o un effetto imprevisto, può pensare che tutto sia iniziato così: con una navicella che scompare e una piccola farfalla che rideva tra i circuiti.
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