Il bosco dove il tempo si ferma - Racconto breve

"Il bosco dove il tempo si ferma" è un racconto breve originale su un luogo misterioso, a tratti inquietante ma enigmatico capace di cambiare coloro che vi fanno visita. Leggi il racconto completo qui!

STORIE E RACCONTI

Mr. Red Drakar

11/5/20252 min read

Nel cuore del Nord Italia, tra le valli silenziose e le montagne che si specchiano nei laghi glaciali, esiste un luogo che non compare su nessuna mappa moderna. I pochi che sostengono di conoscerlo lo chiamano semplicemente il Bosco dove il tempo si ferma.

È una leggenda antica, tramandata da generazioni di boscaioli, pastori e abitanti delle zone montane. Non è mai stato definito un punto preciso, ma molti affermano che si trovi nei pressi di un vecchio sentiero abbandonato, a metà strada tra due villaggi dimenticati. Le coordinate, dicono, cambiano nel corso degli anni, come se il bosco stesso non volesse essere trovato due volte nello stesso posto.

Le testimonianze più antiche risalgono alla fine dell’Ottocento. Un contadino di nome Riccardo Valenti raccontò di essersi perso durante una tempesta e di aver trovato rifugio sotto una quercia enorme, in un bosco che non ricordava di aver mai visto. Disse che aveva dormito soltanto una notte, ma quando tornò al villaggio scoprì che erano passati tredici giorni. Il suo orologio, invece, segnava ancora l’ora esatta in cui si era addormentato.

Da allora, il bosco divenne un argomento di curiosità e paura. Si diffusero storie di escursionisti che, una volta entrati, raccontano di aver visto il sole restare immobile per ore, sospeso nel cielo come un quadro. Altri dicono di aver sentito il battito del proprio cuore rallentare fino quasi a fermarsi, mentre il canto degli uccelli diventava più grave, come se tutto, suono, luce, vita, fosse inghiottito in una lentezza irreale.

Alcuni studiosi indipendenti ipotizzarono che nella zona potesse esistere una forte concentrazione elettromagnetica naturale, capace di alterare la percezione del tempo. Ma nei paesi vicini si parla di maledizione. Si racconta di antichi sacerdoti di una divinità dimenticata e di sacrifici di vite umane per bloccare l’avanzata del tempo ottenendo l’immortalità.

Quello che rende la leggenda più inquietante è la costanza di alcuni dettagli tra i racconti. Tutti, senza eccezione, parlano di un silenzio assoluto. Dentro il bosco, il vento non soffia, gli animali non si muovono, nemmeno le foglie cadono. Solo quando si tenta di uscire, si sente un suono: un ticchettio distante, come quello di un orologio da tasca che batte da qualche parte tra gli alberi.

Nel 2006, un fotografo dilettante di nome Enrico Malesani pubblicò sul suo blog una serie di scatti realizzati “nei pressi di un bosco che non dovrebbe esistere”. Le foto mostravano paesaggi deformati, in cui le ombre degli alberi sembravano inclinarsi in direzioni opposte e il cielo era di un colore innaturale, un blu fermo, immobile. Il giorno dopo la pubblicazione, il blog venne cancellato, e Malesani sparì. L’unica immagine rimasta, diffusa in rete, mostra un sentiero che si perde in una nebbia bianca. Sullo sfondo, quasi invisibile, una figura nera in piedi tra gli alberi.

Oggi, le segnalazioni del ritrovamento del bosco sono rare, nessuna testimonianza sembra essere una conferma ufficiale. Eppure, di tanto in tanto, qualcuno giura di averne trovato l’ingresso: un tratto di foresta dove i suoni diventano ovattati e il cielo si spegne per un istante. Alcuni dicono di aver visto vecchi segni incisi sui tronchi, altri di aver percepito un odore di ferro e pioggia, come se l’aria stessa fosse rimasta ferma per secoli.

Il tempo passa e la certezza dell’esistenza di questo luogo diminuisce. Ma tra coloro che vi si imbatterono e coloro che vi si avventurarono senza fare ritorno una cosa è certa: qualunque cosa accada là dentro, riguarda una concezione ben diversa del tempo.

Chi sfida il tempo, finisce per appartenere ad esso.