I silenzi di Xenos

"I silenzi di Xenos" è un racconto breve di genere fantascienza incentrato su una spedizione scientifica che scopre resti di una civiltà aliena estinta. Leggi qui il racconto intero.

STORIE E RACCONTIFANTASCIENZA

Mr. Red Drakar

9/4/20252 min read

Il silenzio dello spazio avvolgeva la nave Elsium mentre entrava nell’orbita di Xenos IV, un pianeta lontano, dimenticato persino dalle mappe stellari ufficiali.
La spedizione scientifica era stata organizzata in fretta, quando una sonda aveva intercettato segnali deboli: strutture regolari, quasi artificiali, sotto la superficie desertica.

La comandante Mira Havelock, una donna dai tratti severi e lo sguardo penetrante, osservava il pianeta dal ponte.
– «Che razza di segreti nascondi, Xenos?» – mormorò.

Atterrarono in una pianura arida, coperta di pietre nere simili a ossidiana. Il vento ululava, sollevando sabbia sottile.
Gli scienziati montarono campi e sensori, ma fu Darren Oloi, l’archeologo della spedizione, a trovare la prima traccia: un frammento di muro inciso con simboli geometrici che non appartenevano a nessun linguaggio umano.

Proseguirono e scoprirono un enorme portale sotterraneo. Le pareti erano scolpite da mani sconosciute, decorate con spirali che sembravano muoversi se fissate troppo a lungo.
– «Sembra essere un linguaggio visivo..» – disse Darren, emozionato. – «Un modo per comunicare con la mente.»

Dentro trovarono una città sepolta: torri frantumate, piazze di cristallo infranto, statue senza volto. Ma non era deserta.
Le ombre si muovevano senza una fonte di luce. Suoni metallici rimbombavano nelle gallerie. Qualcosa… osservava.

La biologa, Yelena, scoprì che le strutture emanavano radiazioni compatibili con impulsi neuronali. Era come se l’intera città fosse stata costruita non solo per vivere, ma per pensare.
«È una mente collettiva pietrificata» concluse.

Quella notte, Darren sognò figure alte e luminescenti che camminavano tra le torri. Una voce gli sussurrava: “Abbiamo fallito, non fallite anche voi.”

Al mattino, lo trovarono davanti a una grande sala circolare, in trance, intento a disegnare con la sabbia un enorme simbolo a spirale.
La sala si illuminò. Cristalli si accesero, pulsando come cuori. La città sembrava risvegliarsi.

«Fermalo!» gridò Mira, ma era troppo tardi.

Un’onda di energia attraversò il complesso, scuotendo il terreno.
La voce tornò, questa volta a tutti loro: “Non siamo estinti. Ci siamo trasferiti. Ospitateci.”

I membri della spedizione sentirono una pressione nelle menti, come una seconda coscienza che si insinuava nei loro pensieri. Alcuni crollarono a terra.
Mira riuscì a chiudere il portale, sigillando parte della città, ma sapeva che non tutto era rimasto imprigionato.

Quando la Elsium lasciò l’orbita, nessuno a bordo era più lo stesso. Gli scienziati parlavano a volte in coro, pronunciando frasi incomprensibili. Darren non sorrideva più: i suoi occhi riflettevano bagliori cristallini.

Il rapporto ufficiale classificò Xenos IV come “pianeta sterile”, ma Mira annotò sul suo diario privato:
“Abbiamo risvegliato qualcosa che non voleva essere dimenticato. Non so se tornerà a reclamarci... o se siamo già diventati parte di esso.”