I primi easter egg della storia

Come sono nati gli easter egg nei videogiochi? Chi ha avuto l'idea di inserirli? Scopri in questo articolo l'origine del fenomeno curioso degli easter egg, la loro diffusione e perché attraggono ancora tanti gamers!

VIDEOGIOCHI

Mr. Red Drakar

10/9/20252 min read

Nell’universo dei videogiochi, i dettagli nascosti e le sorprese segrete hanno sempre avuto un fascino particolare. Questi piccoli misteri digitali, noti oggi come easter egg, hanno trasformato il semplice atto di giocare in un’esperienza di scoperta, curiosità e meraviglia. Ma da dove nascono questi messaggi segreti, e chi ebbe l’idea di inserirli?

Il primo easter egg della storia videoludica risale al 1979, con il gioco Adventure per Atari 2600. Warren Robinett, il programmatore del titolo, decise di lasciare la sua firma nascosta all’interno del gioco, in un periodo nel quale gli sviluppatori non venivano riconosciuti nei titoli dei giochi: le aziende non attribuivano credito ai singoli creatori. Frustrato dall’anonimato, Robinett inserì quindi una stanza segreta in cui compariva il messaggio “Created by Warren Robinett”, una forma per lasciare un segno distintivo personale.

Per accedervi, il giocatore doveva compiere una serie di azioni precise e non intuitive: trovare un oggetto invisibile, trasportarlo in un luogo specifico e, infine, entrare in una porta nascosta, un'azione eseguibile quindi solo dai giocatori più curiosi e attenti. Quando il segreto venne rivelato, ovviamente il fenomeno scatenò una vera e propria mania: nacquero teorie ed ipotesi di altri segreti, simboli, segni di riconoscimento, elementi che spinsero le persone ad esplorare ogni angolo dei giochi, cercando stanze nascoste, messaggi cifrati e sorprese inaspettate.

man in blue shirt using computer
man in blue shirt using computer

Gli easter egg iniziarono a rappresentare riferimenti culturali, battute interne tra programmatori o omaggi ad altri giochi. Un modo per stabilire un contatto diretto tra creatore e giocatore, trasformando il videogioco in un dialogo silenzioso tra chi sviluppava e chi giocava.

Col tempo, la pratica si diffuse rapidamente. Nei giochi arcade degli anni ’80 e ’90 si diffusero passaggi segreti, bonus nascosti e codici che facevano apparire personaggi insoliti o modificavano il comportamento del gioco. Alcuni sviluppatori nascondevano persino piccoli scherzi, come animazioni buffe o messaggi ironici, quasi a voler ricordare che, oltre alla sfida e alla competizione, il divertimento poteva nascondersi nei dettagli più impensati.

Oggi, gli easter egg sono diventati parte integrante del design videoludico, una tradizione che continua a sorprendere e coinvolgere milioni di giocatori. Ma tutto ebbe inizio con quella semplice stanza segreta di Adventure, un piccolo atto di ribellione creativa che trasformò un gioco digitale in un mondo di misteri da esplorare, dimostrando che il videogioco poteva essere molto più di ciò che appariva a prima vista.

Ancora oggi, ogni scoperta nascosta, ogni riferimento occulto nei giochi moderni, porta con sé l’eco di quella prima firma invisibile: il segno di un creatore che, con un gesto silenzioso, invitava il giocatore a guardare oltre lo schermo, a esplorare, a stupirsi.