I coboldi: origini e storia delle creature del folklore tedesco
I coboldi: creature del folklore tedesco ormai note in film, fumetti, videogiochi e varie opere letterarie. Scopri di più su queste creature in questo articolo!
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Mr. Red Drakar
11/1/20252 min read


Hai mai sentito parlare dei Coboldi? Quelle piccole creature del folklore tedesco che potresti avere in casa senza nemmeno saperlo.
Nelle leggende antiche, i coboldi vivevano nelle miniere, tra rocce e metalli preziosi.
Si diceva aiutassero i minatori ma solo se venivano rispettati. Nel caso contrario, si dice siano in grado di rovinare gli attrezzi, rubare o nascondere l’oro o persino far crollare le gallerie.
Si tratta di creature minute, dalla pelle scura come la roccia e gli occhi lucenti come l’ambra.
Le prime storie risalgono al Medioevo, tramandate tra i minatori che giuravano di sentire strani colpi nelle gallerie deserte, come se qualcuno battesse il martello contro le vene di metallo per segnalare un passaggio, o forse un pericolo.
Si diceva che i Coboldi potessero vivere ovunque: nelle miniere, nelle case, perfino sulle navi.
Quelli delle miniere sembrerebbero essere i più temuti. Vengono descritti come bassi, deformi, coperti di polvere e fuliggine, con cappucci rossi e mani nodose. Avrebbero un carattere imprevedibile: salvando un minatore da un crollo imminente un giorno, facendo invece ritrovare il giorno la lanterna spenta, o versando il mercurio nel cibo.
Gli anziani parlano di giustizia più che di malvagità, poiché i Coboldi non tollererebbero la mancanza di rispetto, punendo chi avrebbe riso degli spiriti della terra, rubato più del dovuto o bestemmiato.


Esiste una leggenda della Sassonia che racconta di un minatore di nome Gerhard.
Ogni notte, dopo il turno, lasciava sul suo tavolo un pezzo di pane e un boccale di birra. Diceva che era per “l’amico della miniera”. Gli altri lo prendevano in giro.
Una notte, un gruppo di minatori decise di seguirlo, per scoprire la verità.
Gerhard scese fino al pozzo più profondo, lasciò il pane e la birra su una pietra, e sussurrò una preghiera.
D’improvviso, il vento cambiò. Un colpo secco risuonò dietro di loro. Dalle ombre emerse una figura minuscola, alta quanto un bambino, ma dal volto vecchio e scavato. Indossava una tunica logora e portava con sé una lampada fatta di quarzo.
I minatori urlarono e scapparono. Solo Gerhard rimase immobile. Il Coboldo si avvicinò, prese un pezzo di pane, e mormorò:
“Finché darai da mangiare alla terra, la terra ti nutrirà.”
Da quel giorno, raccontano, Gerhard trovò più argento di chiunque altro. Ma morì giovane, con le mani nere e gli occhi che brillavano come carbone acceso.
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