Come sarebbe un open world ambientato sullo spazio profondo?
Come sarebbe un videogioco open world ambientato nello spazio profondo, tra galassie, pianeti ignoti e stazioni spaziali fluttuanti? Leggi l'articolo per scoprirlo!
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Mr. Red Drakar
6/18/20252 min read


Per prima cosa, uno spazio open world credibile dovrebbe fare perno sui concetti di "vuoto", un immenso vuoto freddo, ostile e ignoto, con tante possibilità di interazioni con creature, elementi e personaggi quante quelle di ritrovarsi immersi nella solitudine e silenzio.
Alcuni degli elementi fondamentali per creare un'esperienza quanto più realistica e immersiva potrebbero essere la fisica ovviamente, concentrata più su un'inerzia, gravità e propulsioni reali; lo sfruttare gli elementi di "incertezza" per fare in modo che ogni sistema solare non abbia necessariamente un pianeta abitabile, come se l'elemento stesso dell'esplorazione si "faccia forza" da solo, aggrappandosi alle possibilità di ritrovamento di qualcosa di misterioso e di nuovo, come semplicemente di scenari desolati, buchi neri e satelliti ghiacciati; la tecnologia potrebbe rivelarsi un buon elemento di immersione rappresentata da scanner, danni realistici alla navetta nel caso di collisioni ed altri dettagli divenendo quasi un videogioco di simulazione che uno sparatutto spaziale.


L’universo potrebbe quindi vertere su elementi imprevedibili, spaventosi, assenza di waypoint chiari o missioni preconfezionate, diversi segnali deboli, anomalie magnetiche da investigare, strutture monolitiche da interpretare.
Ad alimentare la varietà e l'immersione nel genere, tra gli elementi da trovare potrebbero esserci:
Un reperto alieno che modifica il linguaggio del tuo computer di bordo.
Un pianeta tossico dove puoi scendere solo con droni.
Una stazione abbandonata con log vocali disturbanti.
Un buco nero che altera il tempo all’interno della tua astronave.
Quanto al protagonista, egli sarebbe un ricercatore solitario, magari sopravvissuto di un equipaggio perduto e con una storia drammatica alle spalle o semplicemente un esploratore coinvolto in un'impresa fuori dalla propria immaginazione.
La narrazione emergente potrebbe svilupparsi tramite voci nella testa, IA di bordo, messaggi ritrovati e decisioni morali che alterano il corso dell’esperienza, con diverse ipotesi quali un caso di clonazione, dubbi sulla realtà stessa dell'universo ed ipotesi capaci di stravolgere tutto ciò in cui uno studioso della vita al di fuori della Terra crede.


Un open world nello spazio profondo non avrebbe bisogno di una struttura RPG tradizionale con skill tree e loot. Potrebbero invece risaltare:
Gestione delle risorse: ossigeno, carburante, energia, informazioni.
Micro-missioni dinamiche: riparazioni improvvise, urgenze, anomalie da affrontare.
Navigazione reale: slingshot gravitazionali, modifiche di rotte di viaggio, uso di mappe stellari reali.
Progressione attraverso la conoscenza, sfruttando le informazioni e tale esperienza per apprendere funzionalità e caratteristiche utili alla sopravvivenza.
Visivamente, un open world del genere potrebbe ispirarsi a film come Interstellar, 2001: Odissea nello spazio e Solaris, puntando a un’estetica pulita, realistica, quasi documentaristica.


In un’epoca in cui gli open world sembrano divenire sempre più carichi di icone, missioni secondarie e waypoint, forse nello spazio potrebbe ritrovarsi un altro stile di esplorazione videoludica, più profonda, accurata e imprevedibile.
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